325 milioni di debiti con Unicredit e altri 80 circa con Mps, questi, i debiti richiesti alla holding Italpetroli (controllante della A.S. Roma). Un debito consistente contestato, la cui risoluzione è affidata ad un collegio arbitrale. Perchè – si domanda Giovanni Pecoraro – presidente dell’Associazione Nazionale per l’Arbitrato & la Conciliazione e responsabile dell’Organismo Internazionale di Conciliazione & Arbitrato dell’A.N.P.A.R., iscritto nel Registro tenuto presso il Ministero della Giustizia – non si è tentato di risolvere questa controversia attraverso le regole dettate dal neo istituto giuridico della mediazione civile entrato in vigore il 20 marzo 2010?.
Il nuovo istituto giuridico n. 28/2010 – continua Pecoraro – prevede tra l’altro che quando “il verbale dell’accordo, il cui contenuto non è contrario all’ordine pubblico o a norme imperative, è omologato, su istanza di parte e previo accertamento, anche della regolarità formale, con decreto del presidente del tribunale nel cui circondario ha sede l’organismo, diventa titolo esecutivo, per l’ipoteca, esproprio ecc.”
A parte, a partecipare di persona a chiarire i propri torti e le proprie ragioni, moltissimi sarebbero stati i vantaggi anche economici, al fine di risolvere questa questione, che indirettamente interessa gli azionisti della società sportiva Roma, quotata in Borsa.
Perchè Unicredit ed Italpetroli avrebbero dovuto conciliare?
Per tre buoni motivi – dice Pecoraro:
1 l’economicità: la procedura conciliativa è molto più economica di un procedimento arbitrale e giurisdizionale;
2 la brevità: la conciliazione consente alle parti by-passare i lunghi tempi della giustizia ordinaria e quelli medio lunghi dell’arbitrato;
3 la reciproca soddisfazione: nella procedura conciliativa non ci sono nè vinti nè vincitori, ma le parti saranno entrambe appagate dalle reciproche concessioni.
Mai come in questo caso – continua, ancora Pecoraro – la conciliazione conviene ai contendenti, anche perchè a quanto si apprende continuano ad esistere tra le parti interessi comuni o compatibili fra di loro.
Conciliare in un clima di collaborazione, significa anche che i partecipanti alla mediazione sono garantiti dalla riservatezza del procedimento, che si svolge in modo strettamente privato e confidenziale. Nessun dato riguardante la partecipazione alla mediazione verrà mai reso pubblico, neanche in caso che la procedura fallisca.
La grande novità, di questo nuovo istituto giuridico, consiste nell’introduzione di una conciliazione volontaria ma amministrata, cioè nella possibilità di affidare la conciliazione ad organismi privati, purchè assoggettati a forme di controllo da parte della pubblica amministrazione.
Con il ricorso alla conciliazione Unicredit ed Italpetroli, in nessun modo avrebbero rinunciato alla difesa in giudizio dei propri diritti, per un principio costituzionale: infatti in caso di fallita conciliazione, il verbale contiene l’avvertenza che le informazioni rese dalle parti e le proposte formulate dal conciliatore, non potranno mai essere utilizzabili nel corso del successivo giudizio o di essere riportate in un lodo arbitrale.
Un altro vantaggio per le parti, è il soddisfacimento più immediato rispetto a quello conseguibile attraverso l’arbitrato e il risparmio di spesa.
Il nuovo istituto giuridico n. 28/2010 – continua Pecoraro – prevede tra l’altro che quando “il verbale dell’accordo, il cui contenuto non è contrario all’ordine pubblico o a norme imperative, è omologato, su istanza di parte e previo accertamento, anche della regolarità formale, con decreto del presidente del tribunale nel cui circondario ha sede l’organismo, diventa titolo esecutivo, per l’ipoteca, esproprio ecc.”
A parte, a partecipare di persona a chiarire i propri torti e le proprie ragioni, moltissimi sarebbero stati i vantaggi anche economici, al fine di risolvere questa questione, che indirettamente interessa gli azionisti della società sportiva Roma, quotata in Borsa.
Perchè Unicredit ed Italpetroli avrebbero dovuto conciliare?
Per tre buoni motivi – dice Pecoraro:
1 l’economicità: la procedura conciliativa è molto più economica di un procedimento arbitrale e giurisdizionale;
2 la brevità: la conciliazione consente alle parti by-passare i lunghi tempi della giustizia ordinaria e quelli medio lunghi dell’arbitrato;
3 la reciproca soddisfazione: nella procedura conciliativa non ci sono nè vinti nè vincitori, ma le parti saranno entrambe appagate dalle reciproche concessioni.
Mai come in questo caso – continua, ancora Pecoraro – la conciliazione conviene ai contendenti, anche perchè a quanto si apprende continuano ad esistere tra le parti interessi comuni o compatibili fra di loro.
Conciliare in un clima di collaborazione, significa anche che i partecipanti alla mediazione sono garantiti dalla riservatezza del procedimento, che si svolge in modo strettamente privato e confidenziale. Nessun dato riguardante la partecipazione alla mediazione verrà mai reso pubblico, neanche in caso che la procedura fallisca.
La grande novità, di questo nuovo istituto giuridico, consiste nell’introduzione di una conciliazione volontaria ma amministrata, cioè nella possibilità di affidare la conciliazione ad organismi privati, purchè assoggettati a forme di controllo da parte della pubblica amministrazione.
Con il ricorso alla conciliazione Unicredit ed Italpetroli, in nessun modo avrebbero rinunciato alla difesa in giudizio dei propri diritti, per un principio costituzionale: infatti in caso di fallita conciliazione, il verbale contiene l’avvertenza che le informazioni rese dalle parti e le proposte formulate dal conciliatore, non potranno mai essere utilizzabili nel corso del successivo giudizio o di essere riportate in un lodo arbitrale.
Un altro vantaggio per le parti, è il soddisfacimento più immediato rispetto a quello conseguibile attraverso l’arbitrato e il risparmio di spesa.
Nell’articolo 13 del decreto legislativo 28/2010, è prevista poi, l’esenzione, se la conciliazione riesce, per tutti gli atti, documenti o provvedimenti del procedimento da qualsiasi imposta, tassa o spesa o diritto. Inoltre, tutte le conciliazioni entro il limite di valore di 50.000 euro sono esenti dall’imposta di registro, poca cosa, certo ma, che aggiunto al costo complessivo del lodo arbitrale – secondo Pecoraro per difetto non sarà inferiore ai 5 milioni di euro – significa tanto.