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Ha suscitato molto scalpore l’articolo “L’incompatibilita’ del pubblico dipendente e la mediazione civile? E’ solo un falso problema”  pubblicato dai media.  Da questo sito diamo una risposta per tutti. 

Egr. Dott. ___________, ero già a conoscenza dei vari ricorsi proposti dal sindacato ________, impostati bene  ma non “osservati” e/o fatti osservare attentamente. Il ministero degli Interni nella risposta data è molto confusionario. Innanzitutto cita una legge (5/2003) ed “abbina” il D. I. 180 a questa legge senza minimamente tenere  conto  della legge madre sulla mediazione  (l D. Lsg 28/2010)  che dice e detta ben altre cose. Dice il Ministero interpellato che ai  sensi dell’art. 53 del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n.  165 ” è vietato al dipendente l’esercizio di tutte quelle attività AVENTI carattere di CONTINUITA’, COSTANZA, PREVALENZA, che in quanto tali, concretizzano l’esercizio di una professione. Ebbene  il mediatore civile   nel momento in cui offre la propria DISPONIBILITA’ ad essere DESIGNATO a mediare attraverso un organismo di mediazione NON concretizza nè un carattere professionale di continuità, nè di costanza, nè di prevalenza, in quanto  la designazione avviene da parte dell’organismo in funzione  della “specifica  competenza, della capacità tecnica attraverso criteri predeterminati dall’organismo”. Concludendo un mediatore appartenente alle  forze di Polizia iscritto ad un organismo può in linea teorica non essere MAI DESIGNATO  o essere designato per quelle controversie specifiche ( esempio nelle controversie da infortuni stradali) saltuariamente dunque  non certe con continuazione, costanza e prevalenza. L’organismo che deve procedere nei casi in cui è possibile, designa il dipendente-mediatore  fissando l’incontro tra le parti,  nell’orario  e nel  luogo  concordato col mediatore. Questo dice il D.Leg.vo 28/2010 e il D.I. 180/2010. E questo penso sia anche il pensiero del ministero di Giustizia considerato che ha autorizzato lo svolgimento della mediazione al proprio personale (escludendo i Giudici ordinari e quelli di Pace).

Il presidente

Giovanni Pecoraro