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Se c’è professione in questo mondo che ha opportunità di avere successo e di fare bene, questa è la professione di mediatore civile e commerciale  o arbitro, tanto afferma in una intervista il presidente dell’A.N.P.A.R.  (associazione nazionale per l’arbitrato & la conciliazione) – dott. Giovani Pecoraro. “il mediatore è una nuova figura giuridica a costo zero  così come lo è la mediazione medesima, checchè se ne dica”.
La mediazione  civile e commerciale non ha un circolo chiuso come gli ordini professionali. Anche se il mediatore è una figura poco retribuita,  ha a sua disposizione  una grande quantità di virtù: imparzialità, obiettività, equilibrio,  disinteresse, indifferenza,  neutralità, onorabilità, dignità, rispettabilità, reputazione, onestà, integrità e prestigio.
La mediazione non ha avuto i benefici che hanno  avuto e coltivato  fino a ieri  “le caste”.  Non è  stata mai coccolata  e protetta dalla legge. Agli organismi di mediazione non è concesso il vantaggio di poter seppellire i propri errori così come avveniva per  chi si è sempre distinto nel mantenere le  proprie specifiche  posizioni di potere (vedi i vertici di determinati ordini professionali).
Per fortuna che  una larga parte dei cittadini del mondo – continua Pecoraro –   attribuisce  alla mediazione il prestigio che essa  si merita. Cosa potrebbe chiedere di più qualsiasi professione? Se c’è mai stata una professione che ha avuto ogni opportunità di fare bene, facendo valere il proprio prestigio meritato, questa è la professione di mediatore.

Eppure, con tutte queste opportunità, questi vantaggi e prerogative a suo favore, c’è  chi ancora oggi tenta di farla miseramente fallire. Non si spiegherebbe altrimenti  come il dato che chi fino a ieri è stato contrario alla mediazione oggi  ne vuole diventare protagonisti.

Questi signori, che hanno continuamente ingannato  i loro  clienti e mentito alla gente, e recentemente (ancora di più nell’ultimo anno),  hanno cominciato  a rendersi conto che la gente ha iniziato  a comprendere che la professione di mediatore è cosa seria e da valutarsi molto attentamente, sono diventati ancora più incoscienti e sordi.
Oggi  i  pochi ciarlatani della mediazione  sapete chi sono?  Alcuni uffici legali anche di grosse compagnie di assicurazioni e di alcune  banche, che mentono agli amministratori, agli organi di controllo ed agli azionisti, danneggiandoli non poco. Lettere “ciclostilate ad arte”  per dire di non aderire alla mediazione, pretendendo che l’organismo inserisca nel verbale del mediatore  le ragioni per cui non si è inteso aderire alla mediazione. “Questo – ad avviso di Pecoraro –  è sinonimo di ignoranza  e di autolesionismo.  I motivi della mancata adesione  vanno riferiti solo nella fase della mediazione. Le ragioni della pretesa, spesso avviate dal cittadino, vanno fatte valere  unicamente davanti ad un mediatore altamente specializzato in materia. Non “aderendo”    si pone a rischio la società che pur  avendo ragione nell’eventuale giudizio  ordinario, soccomberebbe, per il semplice motivo della mancata adesione,  al pagamento di un contributo unificato triplicato e per ogni grado di giudizio oltre al pagamento delle spese di mediazione (art. 13 del D.L. 28/2010 e s.m.)
La gente sta iniziando a comprendere sempre più che la cosiddetta “mancata adesione” per andare in giudizio a tutti i costi, non solo è inutile, ma è terribilmente distruttiva per la controparte.
Tutto il dire “male della mediazione”  e la propaganda degli  ultimi due anni stanno ora dissolvendosi ed é messo da parte il professionista che non ci ha creduto.
La “casta”  ha fallito. I cittadini dovrebbero denunciare a gran voce questi  “ciarlatani” e artisti della frode.
Se la professione di mediatore è fatta bene, non ci sarebbe la minima opportunità per i ciarlatani, né qui a casa, né all’estero.
Ovviamente gli organismi di mediazione  non sono in grado di intervenire  su questo modo di fare degli uffici legali  di grosse società bancarie-assicurative, ma una cosa possiamo fare: chiedere agli azionisti di queste società  di denunciare questi comportamenti direttamente agli organi amministrativi e di controllo  della società della quale sono azionisti.